Chi è Giulio Cesare Ricci
Dopo varie esperienze politiche (nel 1974 organizza l’occupazione e l’autogestione del Liceo Enriquez), marinaresche (nel 1976 tenta di raggiungere a nuoto lo scoglio della Meloria), sportive (nel 1977 diventa maestro federale di tennis), culturali (nel 1981 supera brillantemente l’esame di storia della letteratura russa), nel 1983 si sposa con fonè, attività editoriale discografica: da questo connubio sono nati fino ad oggi più di 300 figli.
Giulio Cesare Ricci è un omone. Omone è qualcuno grande e grosso. Questa abbondanza non si palesa solo nel suo aspetto o nella sua raffinata voracità culinaria, ma anche nella possanza delle manifestazioni delle proprie emozioni. Siano esse d’odio, o, ed è meglio per chi gli è vicino, d’amore.
Gli omoni hanno una saggezza che pare innata, ma è, in verità, come fornitagli da tanta delizia gustata; generoso tanto da commuovere e cattivo, vendicativo come solo un mercenario del trecento sapeva e poteva.
L’infinita passione e l’indefinibile follia di Ricci lo hanno portato a divenire egli stesso un’attività creativa: la fonè.
La fonè è Giulio Cesare Ricci che è la fonè. Questa adesiva identità porta il Nostro a assumersi in prima persona ogni scelta operata come azienda, le scoperte, le sperimentazioni più ardite, “da mane a sera” sulle sonorità, il rischio davvero non calcolato sul produrre registrazioni “solo” per amore della musica e del suono.
Infinito, incontrollabile, indefinito. Il Ricci opera nella non conoscenza del domani: ma non per mancanza di progettualità, bensì per puro piacere di vivere il momento.
Nel raccontarmi una registrazione da fare con i suoi Neumann, chiuse gli occhi, flesse le gambe sulle ginocchia, mostrò le palme delle manone verso l’alto, come a prendere il suono: diventò microfono! È l’assoluta dedizione per il suono.
Il mio sogno
Registrare i pensieri, le emozioni del pubblico, mi avvicina a questo.
Il problema non è rendere la percezione spaziale, la profondità, l’origine del suono… tutto questo è bello, anche emozionante, ma non commovente.
Rendere il profumo delle sale da concerto, la concentrazione di chi esegue e di chi ascolta, è commuovere.
Se pensassimo che registrare è rendere la realtà seguendo canoni oggettivi e assoluti, allora avremmo sbagliato tutto.
Io quando registro adopero il mio gusto che non obbedisce solo a quello che gli viene dall’orecchio ma anche e soprattutto a ciò che gli arriva dall’anima e dal cuore.
Posizionare i microfoni è per me un rito sacro e diabolico, in una parola, esoterico.
Devo trovare, so che esiste e so che mi aspetta, quel fazzoletto d’aria dove tutto l’ambiente risuona.
Misuro con gli occhi e le orecchie le altezze, valuto i materiali, accordo, come un liutaio, uno strumento gigante come una chiesa, un teatro, una sala da musica.
Se c’è, il pubblico è una straordinaria trappola acustica: tutto è più bello quando i corpi e i volti di centinaia di persone sono presenti, il suono si linearizza. Se potessi, registrerei i corpi! Dopo, due, tre, quattro microfoni, in alto, più in basso, a destra, no, a sinistra…; ogni volta le condizioni mutano e tutto è da reinventare, anche il “punto dell’emozione”.
I microfoni sono esattamente là dove sono stati chiamati; io devo stare attento alle belle donne, ai musicisti, ai loro stati d’animo, ricordare i sapori… poi sommare tutto lì, in quel “punto”.
La realtà non esiste di per sé, ma solo nelle nostre sensazioni.
In verità, io registro le mie sensazioni.
Ho creato fonè come omaggio alla musica e a tutti coloro che la amano.
Mettere la musica al prorio posto
Ricci scandaglia le campagne italiane per individuare luoghi naturali adatti per registrare musica che spazia da Scelsi, Rachmaninoff a Ravel. Ricci ha scelto ville, chiese, teatri e stanze in grandi case di campagna e conferma che è sempre alla ricerca di altre ambientazioni. Si è perfino recato sulle Alpi Francesi per registrare un album di organo di Schoenberg-Hindemit-Scelsi. “La musica classica deve essere ascoltata nei luoghi dove è nata”, dice Ricci. “Molti musicisti classici ed artisti non hanno una mentalità tecnologica. Si sentono meglio e più vicini allo spirito musicale quando sono circondati da grandi quadri ed affreschi. Gli studi moderni troppo spesso hanno un’atmosfera fredda e mancano di ogni feeling”.
Si è anche avventurato in registrazioni di lavori più moderni. A Midsummer Night’s Dream e The Big Parade, pubblicate nella serie fonè Nouvelle, hanno come protagonista la compagnia di Lindsay Kemp. “Le performance di Kemp sono classiche” dichiara. “Utilizza musiche originali di Carlos Miranda che ha un gusto moderno legato spesso alla musica antica. Ciò che cerco sempre di fare è presentare diversi generi di musica che sono classici”. E certamente ci riesce.
Ha realizzato una serie di Chopin ed i Grandi Pianisti, oltre alle collane dedicate alla musica Barocca, Antica ed alla Magia dei Luoghi. I prodotti fonè sono distribuiti nei mercati internazionali in territori come gli Stati Uniti, il Sud America, l’Asia e l’Europa. “La reazione è sempre stata positiva”, dice Ricci. “L’impatto dipende dal gusto del paese. I giapponesi apprezzano alcuni titoli più dagli americani e viceversa”. Ricci tiene i piedi fermamente a terra per quanto riguarda il potenziale di mercato della musica classica. “Il grande business è per la musica pop. Io sono interessato alla cultura ed alla passione ed ho sempre amato il classico”.
David Stansfield