Gustav MAHLER – Sinfonia No. 2 in Do minore ‘Resurrezione’ recensita su Musicweb

La celebre rivista Musicweb recensisce il doppio lp fonè Gustav MAHLER di Gianandrea Noseda

Gustav MAHLER (1860-1911)
Sinfonia No. 2 in Do minore
‘Resurrezione’ (1894) [75:15]
Anna Maria Chiuri (mezzo)
Regula Mühlemann (soprano)
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino/Gianandrea Noseda
Registrato dal vivo il 24 Ottobre 2015, presso ilTeatro Regio di Torino, Italia
Recensito nella versione stereo DSD64 download da NativeDSD
Include libretto in formato Pdf
Disponibile anche su doppio LP da 180g
FONÈ SACD157 [75:15]

“How’s this for nostalgia – an Italian jazz and classical label called Fonè that uses vintage analogue equipment for all its recordings. At one end of the audio chain are valved Neumann microphones – U47, U49 and M49 – manufactured between 1947 and 1949; at the other is a Nagra 4S, Studer C37/J37 or Ampex ATR 102 tape machine. As they point out, those classic mikes lay at the heart of RCA’s Living Stereo recordings from the 1950s, many of which still sound superb today. Only the best analogue cutters are used for the LPs and the transfers to DSD – for SACD – are also painstakingly done.

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Siete in vena di un po’ di nostalgia? Fonè è un’etichetta discografica Italiana specializzata in Jazz e Classica che fa uso esclusivo di attrezzature analogiche in tutte le sue registrazioni. Ad un capo della catena audio si trovano microfoni Neumann valvolari – U47, U49 e M59 – costruiti fra il 1947 e il 1949; all’estremo opposto, si trovano registratori a nastro Nagra 4S, Studer C37/J37 o Ampex ATR 102. Come sottolineato dall’etichetta, questi classici microfoni furono il fulcro delle registrazioni RCA Living Stereo degli anni ’50, molte delle quali suonano superbe ancora oggi. Per gli LP vengono utilizzati solo i migliori incisori fonografici analogici, e anche i trasferimenti in DSD per la realizzazione di CD Super Audio (SACD) sono eseguiti con scrupolosa attenzione.

Il fondatore di Foné – l’uomo dall’ impressionante nome di Giulio Cesare Ricci – potrebbe sembrare un adorabile eccentrico, ma prende molto seriamente ciò che fa. Oserei dire che i suoi metodi possono essere apprezzati al meglio da coloro che provano una certa attrazione per le valvole incandescenti e i nastri che girano. Peraltro, alcune delle proposte dell’etichetta sono disponibili anche su nastro a due tracce da un quarto di pollice; potrebbe essere quindi l’occasione giusta per dare un’occhiata in soffitta alla ricerca di quel vecchio Revox o Tandberg. Tuttavia, riparazioni e pezzi di ricambio potrebbero rivelarsi un incubo. Senza dubbio, io stesso adoravo il mio vecchio Sony Tc-377, andato perduto da tempo in uno dei miei innumerevoli trasferimenti oltre confine. [Lo stesso dicasi per un Ferrograph Serie 5]

Tralasciando questi dolci ricordi, Noseda – che è divenuto Direttore Musicale al Teatro Regio di Torino nel 2007 – non è certo un direttore d’orchestra immediatamente associabile a Mahler. John Quinn ha accolto la sua incisione della Sinfonia n. 10 con la filarmonica della BBC più con rispetto che con ammirazione; ciò detto, Jim Pitchard rimase impressionato dalla sua Settima Sinfonia, eseguita nel 2012 durante le BBC Proms Sessions. Per quanto riguarda i solisti, il Mozart eseguito dal soprano svizzero Regula Mühlemann è stato accolto positivamente da Göran Forsling, e Paul Corfield Godfrey ha definito il mezzosoprano Italiano Anna Maria Chiuri “un’autentica rivelazione”.

Appare chiaro sin dalle prime note che questa Resurrezione sia intesa come un’esecuzione canonica, priva di istrionismi indesiderati. Il primo movimento è in generale ben ritmato, a tratti vagamente misurato, e l’esecuzione di quest’orchestra regionale è buona; le eventuali carenze di vivacità esecutiva sono più che compensate in colore e dettaglio. Il suono è pulito e ben centrato, e coloro che sono stanchi delle dinamiche estreme accoglieranno sicuramente con piacere questo ritorno alla “sanità sonora”. Ciò nonostante, la grancassa è ripresa alla perfezione, senza nessun compromesso in termini di presenza e potenza. Senza dubbio, la natura diretta e priva di fronzoli eccessivi di questa registrazione rende l’ascoltatore nettamente consapevole del carattere sincero, quasi ingenuo di quest’orchestra. E ciò è da intendersi come un complimento, non una critica.

Il caso ha voluto che abbia di recente ascoltato una classica versione della Resurrezione eseguita dalla Wiener Philharmoniker diretta da Zubin Mehta (Decca, 1975); ebbene, l’ho trovata sorprendentemente simile a quella diretta da Noseda. In particolare, ho apprezzato l’approccio “umile” di entrambi i direttori nel confrontarsi con la partitura, cosa che alcuni potrebbero interpretare come una carenza di carisma. Chiamatemi pure stravagante, ma credo fermamente che la natura retrò del progetto Foné riesca davvero ad evocare un’epoca passata, più innocente, nella quale le registrazioni di Mahler erano ancora relativamente rare. E’ una sensazione vagamente sconcertante, sebbene piacevole, e dopo una breve ricalibrazione mentale/auricolare, mi sono scoperto impaziente di ascoltarne ancora.

Noseda ha un approccio semplice e affezionato al ländler del secondo movimento, una leggerezza e trasparenza che risultano un sollievo se comparate alle sottolineature espressive che si tendono a incontrare in altre esecuzioni. In effetti, era da molto che non sentivo una tale spensierata piacevolezza à la Wunderhorn, eseguita in maniera così disarmante. Immagino che i microfoni – la “fatata spaziosità” dell’M49 e la ricercata e costosa chiarezza dell’U47, contribuiscano a questa percezione. Inoltre, si riscontra una sorta di intimità quasi “da camera” sia nell’esecuzione che nella registrazione, che risulta estremamente piacevole. L’arpa è ripresa in maniera particolarmente accurata, e l’inaudita gentilezza di quei pizzicati è semplicemente magnifica.

Lo Scherzo non è da meno, ed è capace di offrire legni fra i più liquidi che abbia sentito da molto tempo a questa parte. E dato che il suono è così rivelatorio, risulta molto semplice apprezzare al meglio i fraseggi e le felici colorazioni. Fortunatamente, Noseda ha un raffinato senso dell’architettura sinfonica, il che, unito ad una discreta cadenza, rende possibile una narrazione coerente e coinvolgente. Come sempre, i valori musicali vengono prima di tutto, quindi i tutti – che risultano spesso “sismici” in altre mani – appaiono ancora più efficaci in quanto eseguiti e registrati in maniera proporzionata.

Luce primigenia (dal Corno magico del fanciullo) – la trasposizione Italiana dell’Urlicht, dal Des Knaben Wunderhorn – suona estremamente musicale, cosi come la voce della Chiuri. La sua dizione può non essere delle migliori, ma l’intenzione è sufficientemente chiara. Per quanto riguarda Noseda e la sua orchestra, profondamente attenta durante l’intera esecuzione, eseguono la musica così come recita la partitura del direttore – Molto solenne, ma semplice. In seguito, l’incipit esplosivo del quinto movimento lascia sicuramente di stucco, pur non eccedendo in ferocia. L’esecuzione degli ottoni ha un che di magico, e i leggeri colpi di grancassa e tam-tam sono soffici ma potenti.

Per quanto queste eccellenze regionali non siano paragonabili ai soavi esecutori di caratura metropolitana a disposizione di Mehta, è proprio la “rustica” freschezza della loro performance che rende il tutto così speciale. In ogni caso, risultano splendidi nei crescendo guidati dai timpani – di nuovo, non così “intimidatori” come in altre esecuzioni – e i tempi veloci restituiscono una piacevole sensazione di impeto e intenzione. Gli ottoni fuori scena sono sensibilmente distanti, e il primo vero ingresso corale si palesa con il misterioso, un coro celestiale che pare provenire direttamente dall’empireo. Sono tentato dal supporre che l’esperienza operistica di Noseda sia responsabile – almeno in parte – della palpabile “teatralità” di questa sezione. Forse, un Mahler alla maniera di Verdi e Boito, e non per questo peggiore.

La Mühlemann può apparire un po’ distante nell’O Glaube, ma in effetti quello è il tipo di prospettiva che si avrebbe nella sala da concerto. Per quanto riguarda l’improvviso florilegio dell’arpa, non è mai suonato così simile a nuvole che si diradano per far posto a uno scorcio di paradiso. Il coro sommesso evoca un genuino sbalordimento a dispetto della maestosità incombente, soddisfacendo senza sforzo alcuno le esigenze di quel radioso climax. L’organo è saldo, benché non particolarmente potente, e nonostante i piatti, il tam-tam ed il tintinnio delle campane richiamino vagamente le sfarzose parate dei giorni di festa, il finale è comunque grandemente coinvolgente. Ma è di nuovo la registrazione, priva di qualsivoglia distorsione, a compiere qui il vero miracolo. Ad un diretto confronto, fa davvero apparire la versione di Mehta – pure un originale analogico – grossolana e congestionata.

Questa non è la più elettrizzante Resurrezione che abbia mai ascoltato, ma è certamente una delle più sentite. L’approccio disadorno di Noseda a questa grande partitura ricorda la versione della Messa Glagolitica di Janáček eseguita da Leoš Svárovský, anch’essa incisa con un’orchestra regionale; riesce a rimuovere tutte le successive stratificazioni che hanno appannato lo splendore originale di questi amati pezzi. Senza dubbio, ascoltare quella, così come la Resurrezione di Noseda, è come ascoltare questa musica per la prima volta. In sintesi: immensamente appagante in ogni suo aspetto.

Una performance capace di ripulire il palato e l’anima, registrata in analogico con strumenti di qualità impareggiabile; Ave a te, Giulio Cesare, e a tutti gli altri attori coinvolti in questa straordinaria impresa.

Dan Morgan

(Traduzione by Lorenzo Marzocchi traslator)

Specifiche tecniche

Microfoni Valvolari: Neumann U47, U48 and M49
Pre-amplificatori microfonici, cavi (linea, microfonici, potenza): Signoricci
Registratore a nastro analogico: Ampex ATR 102 (30ips ½-inch)